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Flat tax per le partite Iva al 15% fino a 100mila euro di ricavi o compensi

Un primo assaggio di flat tax.testata-flat-tax A cominciare dalle partite Iva. La maggioranza gialloverde mette nero su bianco le ipotesi finora circolate di revisione e potenziamento dell’attuale regime forfettario, che prevede già attualmente un’aliquota unica del 15% sostitutiva sia dell’Irpef e delle addizionali che dell’Irap e tutta una serie di semplificazioni: dal non detrarre l’Iva sugli acquisti al non dover presentare la dichiarazione Iva, dall’esonero dallo spesometro a quello dell’emissione dell’e-fattura tra privati dal prossimo anno.

L’ipotesi delineata dalla proposta di legge presentata alla Camera come primo firmatario da Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio, e sottoscritta da Francesco D’Uva , capogruppo del Movimento Cinque Stelle, prevede l’innalzamento a 100mila euro di ricavi o compensi conseguiti l’anno precedente per l’accesso al regime agevolato. Una soglia unica, invece di quelle attualmente in vigore differenziate a seconda le attività produttive che vanno da 25mila a 50mila euro (per i professionisti è a 30mila euro).

 I costi e le coperture

Il costo stimato dell’operazione è di 3,5 miliardi di euro a partire dal 2019. Le coperture secondo il testo della proposta arriverebbero da una «riduzione dello 1% di tutte le dotazioni finanziarie di parte corrente del bilancio dello Stato, fatta eccezione per le spese per oneri inderogabili di cui all’articolo 21, comma 5, lettera a), della legge 31 dicembre 2009, n. 196, ad eccezione delle spese relative alle missioni: diritti sociali, politiche sociali e famiglia; politiche per il lavoro, tutela della salute, difesa e sicurezza».

Una base di discussione
La proposta di legge rappresenta una base di partenza di discussione in vista della prossima legge di Bilancio. Il tema della flat tax per le partite Iva con l’allargamento delle attuali soglie di ricavi e compensi è da settimane allo studio del Mef e in particolare del sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci (Lega).

Mentre l’attuale formulazione consente l’accesso al regime forfettario solo ai «contribuenti persone fisiche» che esercitano un’attività d’impresa o professionale, la proposta di legge Molinari punta a estendere il raggio d’azione anche alle società di persone e alle società di capitali.

Allo stesso tempo con l’ampliamento a 100mila euro di ricavi o compensi, verrebbero ampliati anche i limiti da 5mila a 15mila euro per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti e da 20mila a 40mila euro il costo complessivo dei beni strumentali al lordo degli ammortamenti (già ora non concorrono alla formazione del limite i beni immobili, comunque acquisiti, e anche se detenuti in locazione, utilizzati per l’esercizio dell’impresa, arte o professione). Mentre per i beni in locazione finanziaria la proposta di legge precisa che rileva il costo annuo sostenuto dall’utilizzatore.

Il prelievo fiscale è ulteriormente agevolato con un’aliquota al 5% per le start up, ma anche per le persone fisiche sotto i 35 anni e gli over 55 per i primi periodi d’imposta successivi all’avvio dell’attività. L’obiettivo è di aiutare chi apre una partita Iva per immettersi o per rientrare nel mercato del lavoro. Non solo con una tassazione light ma anche con un carico ridotto di adempimenti. Anche perché, oltre agli esoneri attuali compreso quello dell’emissione di e-fattura tra privati dal 2019, ci sarebbe anche l’esclusione dagli Isa, destinati a prendere il posto degli studi di settore.